Le parole giuste

Una settimana pesantuccia fin qui.
Un ritorno nella fredda Londra, drammatico e malinconico. Mancanza di cose semplici e sorrisi.
Poi misantropia e nostalgia.
E come per riposta a questo grigiume sento una gran voglia di fare, di conoscere, di leggere, di scrivere. Anche se la maggior parte delle energie viene assorbita dal lavoro. In ufficio in questa settimana si è sommersi dalle cose da fare. Il che può fare anche bene, in quanto mi tiene impegnata e non lascia spazio alla tristezza.

Sono giorni che mi gira per la testa il titolo di un post che però non sono ancora riuscita a scrivere: Della ricerca del bello.
Il titolo mi si è materializzato nella testa per la prima volta bevendo un cortado in un bar di Barcellona. Eravamo seduti ad un tavolino rotondo accanto all’ingresso, guardando la pioggia, facendo programmi per l’immediato futuro, sfogliando riviste, ridendo di noi.
Ed era come stare in un altro mondo, al quale sento però di appartenere. Un mondo in cui sovvertiamo inconsciamente le regole della quotidianità (cos’è la normalità?) e andiamo alla ricerca del bello.

“Cathrine si faceva sempre più bella e riprendeva gusto alla vita”
Jules et Jim

Ho appena sentito pronunciare questa frase nel film che ho in sottofondo. Coincidenza questa associazione tra la bellezza e lo stare bene?
Sono sempre stata educata alla ricerca del funzionale e questa tendenza mi stava soffocando senza che me ne rendessi conto. E ora mi rifugio nel bello per stare bene.
Il bello inteso in senso relativo, mai assoluto. Perchè io non credo ad un bello regolare, strettamente sottomesso ai canoni universali. Credo in un bello imperfetto, un bello mai concluso, un bello in continua evoluzione.
Un bello inaspettato, quasi sussurrato, in una foto sfuocata, in un messaggio di poche parole.
Il bello di una casa piena di libri e DVD.
Il bello dei lunghi silenzi durante i quali il mio mondo è libero di urlare, gemere, ridere, cantare.
Il bello di un set di fotografie che silenziose raccontano sensazioni dolorose e speranze non dette.

Imperfection gives rise to what we call style.
Ohran Pamuk – MY NAME IS RED

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