Il 2016 è stato l’anno in cui ho iniziato ad andare in palestra; l’anno in cui ho ricominciato a leggere sul serio, influenzata dalle proposte del BookeaterClub che cerco di seguire in differita. Un anno in cui ho conosciuto tanta gente, persone che hanno lasciato un segno, altre già archiviate e alcune che mi tengo strette e me le porto nel nuovo anno.
Nel 2016 mi sono innamorata cento volte: di un abbraccio, un bacio, un sorriso, un ballo insieme, una conversazione accattivante. Il tutto poi per tornare comunque a lui. Continua ad essere lui a farmi battere vertiginosamente il cuore; a farmi ridere e piangere, a farmi sentire speciale e terribilmente sola allo stesso tempo.
È stato un anno di emozioni altalenanti e di una nuova amicizia da valorizzare. Un anno di molto lavoro, di momenti duri alternati all’euforia di qualche successo.
Nella vita privata ho confermato di non essere in grado di controllare le mie emozioni e di non avere per nulla una poker face. Il cuore io lo porto in pieno viso. Tante volte sono scoppiata a piangere dall’emozione, commozione, rabbia o delusione e altrettante ho detto frasi poco appropriate o preso decisioni discutibili.
Il 2016 è stato l’anno in cui mi sono lasciata rapire da Håkan: mi ha preso per mano quando ne avevo bisogno e mi ha riportato qui con un maggior senso di appartenenza.
L’anno di un bacio inaspettato arrivato a coronare i mille abbracci di un’unica notte fuori dal tempo.
È stato un anno di pochi viaggi mirati: il freddo di Kiruna e il mite autunno a Barcellona; due capitali nordiche a distanza di 5 giorni; e l’estate a Berlino, lasciando che la città mi entrasse sotto pelle, con i suoi contrasti, la sua storia e il suo presente fusi insieme per un futuro ancora da definire.
Il Natale in Italia, senza sorprese, la famiglia da abbracciare e la famiglia da ricordare, mentre il cuore continua a fare male e gli occhi bruciano ancora. Mi chiedo se passerà mai, anche se forse non voglio che passi per paura di perdere i ricordi e le sensazioni. Voci che iniziano a scomparire nelle pieghe della memoria e fotografie a cui non si riesce a dare un nome.
Qualche proposito per l’anno nuovo: leggere di più, dedicarmi più quality time, fare più cose che mi fanno sentire bene (leggi: cinema, palestra, birra con gli amici, concerti, mostre…) e lasciarmi scorrere addosso quello che non posso controllare, per quanti sforzi possa fare.